La passeggiata che conduce sul sentiero facile e ben segnato, nel cuore della Valle Vogna.
Da Alagna si raggiunge prima Riva Valdobbia e poi Cà di Janzo in auto. Si sale a piedi tra le case seguendo il sentiero n. 10 e si raggiunge Selveglio (30 min). Si prosegue verso Oro e Cà Vescovo e Rabernardo. Trascurando il sentiero che scende a S. Antonio, si sale a Cambiaveto e si scende verso Peccia (45 min). Si ritorna a Cà di Janzo attraverso una strada sterrata e passando da Sant’Antonio, Cà Verno, Cà Morca, Cà Piacentino. (45 min)
La val Vogna, valle fluviale, particolarmente selvaggia, stretta e incuneata tra le montagne, è attraversata dall’antica strada che per secoli ha collegato Riva Valdobbia con Gressoney e la Francia, luogo di transito di molti emigranti, che per secoli hanno varcato il Colle Valdobbia in cerca di fortuna. Un territorio con una natura selvaggia ma amica, in cui l’antropizzazione si fonde equilibrata con gli elementi naturali.
La valle è disseminata di splendidi borghi Walser e da numerosi piccoli oratori di notevole importanza storico-culturale. Rilevanti l’oratorio di San Grato della Peccia e, poco oltre, il ponte detto di Napoleone, costruito dai soldati francesi al comando del Generale Lecchi (un’armata di 2561 uomini), di passaggio nella valle nel maggio del 1800. I primi documenti concernenti gli insediamenti urbani della Valle Vogna risalgono al 1325, nello specifico all’abitato della Peccia, primo nucleo colonizzato da Walser provenienti da Verdobi (Gressoney Saint Jean), località da cui mosse la colonizzazione della Valle Vogna.
Il percorso morbido e quasi pianeggiante che caratterizza il primo tratto della valle attraversa i piccoli villaggi di Cà Piacentino (m. 1361), Cà Morca (m. 1378), Cà Verno (m. 1387) e raggiunge la località S. Antonio (m. 1381), con la bella chiesa e il posto tappa GTA e quindi la frazione Peccia, affacciata sul lago artificiale, bacino della locale centrale idroelettrica. Un sentiero più a monte tocca invece le frazioni alte: Oro (m. 1510), Cà Vescovo (m. 1466), Rabernardo (m. 1453), Cambiaveto (m. 1499), Piane (m. 1511), Peccia (m. 1529) e La Montata (m. 1739); un percorso esemplare per arte, architettura e paesaggio. Dalla frazione Montata il sentiero comincia a inerpicarsi e la salita, impegnativa ma agevole, conduce alla piana dell’alpe Larecchio, che un tempo ospitava un grande lago glaciale e oggi è un poetico specchio d’acqua circondato da prati e boschi di larici. La valle termina al colle di Valdobbia, dove sorge l’Ospizio Sottile (m.2480), storico edificio voluto dal canonico Sottile per garantire l’asilo agli emigranti che attraversavano quel colle in tutti le stagioni.