Un percorso semplice tra i sentieri che raccordano le frazioni della Valle Vogna, perloppiù pianeggiante, con sentieri ben segnati
A Riva Valdobbia di raggiunge Cà di Janzo, dove si lascia l’auto. A piedi si sale a Selveglio (30 min), e si volta a sinistra per raggiungere la frazione Oro. Si prosegue per Cà Vescovo (10 min) e quindi Rabernardo (10 min), Selletto (10 min) e quindi Cambiaveto (10 min), Piane (10 min) e Peccia (15 min). Da qui si rientra attraversando le frazioni basse di Sant’Antonio, Cà Morca e Cà Piacentino per raggiungere nuovamente Cà di Janzo, punto di partenza dell’itinerario.
Partendo da Riva Valdobbia s’imbocca la Valle Vogna, splendida valle ricca di contrasti: selvaggia e aspra in alcuni tratti, ma coltivata e fascinosa per i molti villaggi walser. Superando in auto parecchi tornanti e lasciando sulla destra la chiesetta della Madonna delle pose (dove sostavano i valligiani con i loro carichi sulle spalle), si giunge a Cà di Janzo, dove la strada viene chiusa nei mesi estivi e vi si transita solo con un permesso rilasciato ai residenti.
La frazione era un tempo rinomata come soggiorno estivo e l’albergo “Pensione Alpina” oggi Casa Alpina Regina Margherita, ospitò nel 1898 la Regina Margherita di Savoia e nei primi anni del ‘900 Sibilla Aleramo.
Da Ca di Janzo, seguendo il sentiero n° 10 si sale in 30 minuti Selveglio, bella frazione abbarbicata sulle pendici della montagna. Lungo il sentiero merita la visita la secentesca cappella di Sant’Antonio. Selveglio accoglie il visitatore con la bella cappella della Madonna del Carmine con il campanile di fine 700 e le monumentali case contadine costruite con pareti a trave di larice a incastro e grandi loggiati perimetrali. Una fontana in larice è ancora in uso. In uscita, la chiesetta di San Defendente, eretta dai valligiani sfuggiti alla peste del 1630, è interessante per le tre meridiane d’inizio 1800, opera di G. Carestia.
Abbandonato il segnavia n. 10 che porta alla Cima Mutta, si prosegue a sinistra lungo un sentiero panoramico ben segnalai e in 10 minuti si raggiunge la frazione Oro. Qui meritano particolare attenzione le belle case appoggiate sui “funghi”, colonnette di legno che sostengono il corpo centrale della casa impedendo ai topi di entrarvi. Ancora bella è la fontana, mentre il forno è cadente. L’oratorio è dedicato a San Lorenzo. In 10 minuti si giunge a Ca’ Vescovo, a mezza costa, dove alcune case portano sul colmo del tetto una pietra bianca alla quale si attribuivano poteri magici. Il borgo domina la frazione Sant’Antonio e ha una magnifica vista sulla valle.
In piano, tra le betulle, si prosegue per Rabernardo, abbarbicata su un ripido pendio, oltrepassando il portico della cappella della Madonna della Neve, con l’originale campanile settecentesco. Di particolare interesse dentro la chiesa sono l’acquasantiera in sasso, la meridiana e l’altare policromo del ’600. Una delle abitazioni è stata allestita a Museo della casa Walser e merita la visita.
Trascurando il sentiero che scende a Sant’Antonio, si sale verso i prati sopra la frazione per raggiungere il Selletto prima e Cambiaveto poi. Ampi prati e boschi di frassini cingono le case, in un paesaggio davvero poetico. Il sentiero prosegue verso le case di Piane, frazione divisa in due nuclei distinti. Interessante il cinquecentesco paravalanghe in pietrame posto a difesa delle abitazioni. In 15 minuti si scende alla frazione Peccia, l’ultima del fondovalle, antico villaggio più volte devastato dalle valanghe. Dopo la disadorna cappella di San Nicolao la mulattiera passa tra le case, supera una fontana e porta alla chiesa di San Grato. Da qui si consiglia di rientrare attraverso le frazioni “basse”; toccando prima Sant’Antonio con la bella piazzetta su cui si affaccia l’oratorio e l’edificio dell’ex Scuola Elementare trasformato ora in punto tappa della G.T.A, quindi Ca’ Verno, Ca’ Morca e Ca’ Piacentino, per raggiungere nuovamente Ca’ di Janzo, punto di partenza dell’itinerario.