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I primi documenti relativi al territorio di Alagna e Riva risalgono attorno all’anno mille. I territori Walser sotto il Monte Rosa appartenevano un tempo ai monasteri di San Nazzaro di Biandrate, San Pietro in Castelletto e al vescovo di Novara ed è nell’intreccio delle loro storie che si legge quella dell’Alta Valsesia.
Tra i primi documenti compaiono i nomi di 3 alpeggi: Alagna, Otro e Mud. Questi possedimenti d’alta quota comprendevano una sezione di terreno che andava dal fondovalle ai pascoli più alti; il nome dell’alpeggio contraddistingueva il possedimento, ma il fondovalle, utilizzato come stazione d’appoggio nelle mezze stagioni per il transito delle mandrie dirette ai pascoli, veniva indicato con il termine Pè, da cui Pedemonte ovvero Pè de Myot (Mud) e Pedelegno (Pè d’Alagna). L’alpe Mud compare nel diploma di Costanza del 1025 con cui Corrado il Salico dona l’alpe al Vescovo di Novara, e ricompare nel 1138 nel passaggio di proprietà al monastero cluniancese di San Pietro in Castelletto. Un documento del 1196 certifica l’affidamento dell’alpe Alania da parte dell’abate di san Nazzero a uomini di Roccapietra per l’affitto di 50 soldi imperiali all’anno e la mungitura del latte il giorno di San Quirico (13/7).
Otro lo si incontra la prima volta in un documento del 1025 e in un documento del 1083 si legge che fu donato da Guido di Biandrate all’abbazia di Cluny che trasferì poi i possedimenti nel 1138 a San Pietro in Castelletto. Proprietà del Vescovo di Novara erano invece molte zone della Valle Vogna, e ancora oggi la frazione Ca Vescovo testimonia la memoria degli antichi proprietari. La curia Novarese possedeva anche l’alpe Alzarella e il Pè d’Alzarella, di cui troviamo tracce in documenti del 1300 e 1302. La frazione Peccia invece apparteneva a San Nazzaro, come emerge dall’atto di pagamento delle concessioni dei coloni Walser giunti da Gressoney. Furono proprio i monasteri, e in particolare i monaci cluniacensi a stimolare tra la fine del 1200 e l’inizio del 1300 la colonizzazione walser stimolando l’opera di bonifica dei pascoli di montagna. L’importanza di questi alpeggi era avvalorata dal transito per queste valli dell’alta via a sud del Monte Rosa che passando per gli alpi Bors e Safeyaz, univa le valli di Gressoney e Macugnaga, di cui si fa menzione già nel trattato di Brusson tra Ebalo di Challant e i Valsesiano nel 1270.
Ai piedi di questi alpeggi di proprietà dei monasteri era la comunità di Pietre Gemelle, avamposto abitato tutto l’anno già nell’inverno 1216-1217, probabilmente posto nella piana sotto il Vogna che fu abbandonato probabilmente nel XIII secolo per il frequente straripare del torrente, lasciandovi la chiesa e il cimitero, mentre gli abitanti si spostarono “super ripam petris zumellarum” dove oggi si trova Riva Valdobbia.
E il nome Pietre Gemelle contrassegnò per ancora 3 secoli gli insediamenti cui si andavano via via assommando i nuovi avamposti della colonizzazione Walser. Il popolamenti dei Pè degli antichi possedimenti monastici, diede vita a piccoli borghi autosufficienti, tra cui Pè d’Alagna che divenne il centro della comunità insediata a nord di Riva e si distaccò da Pietre Gemelle nel 1475 dando vita alla comunità di Alagna.