Rimella è uno splendido esempio di conservazione spontanea ambientale e culturale, un’isola etnica in cui tradizione e storia hanno attraversato i secoli senza farsi intaccare dal tempo. Abbarbicato su coste ripidissime, aggrappato alla sua montagna, conserva il fascino di un passato vivo, che si riflette sul quotidiano dei pochi abitanti rimasti. Vie strette, costruzioni in pietra, sentieri ripidi e ordinati che collegano le 13 borgate, dove lo spazio è razionalizzato ed efficiente.
Case austere dominate dalla splendida chiesa seicentesca di san Michele, bell’esempio di barocco valsesiano, che conserva al suo interno un affresco di Lorenzo Peracino. Nei pressi della Chiesa è il Museo Filippa, voluto nel 1836 dal soldato napoleonico G. B. Filippa, nativo di Rimella, che s’impegnò a dotare la sua comunità (una popolazione che, perlopiù, nasceva, viveva e moriva entro i confini della valle) di un “gabinetto di antichità e cose rare”. L’ecomuseo della Valsesia è presente a Rimella con un’esposizione etnografica incentrata sul rapporto tra popolazione e territorio, allestita nella casa Walser che ospita anche il centro studi e la biblioteca e soprattutto nei sentieri che portano agli alpeggi che rappresentano uno spaccato ancora vivo della cultura, che convive con un eco-sistema complesso. Non può mancare la visita alla frazione di San Gottardo, splendida per architettura e posizione, con il singolare campanile, luogo di transito fino al 1551 dei cortei funebri provenienti da Campello Monti, sull’altro versante della montagna, che non aveva un cimitero proprio.