Come gli occhi stropicciati che si aprono al nuovo giorno così la natura si prepara alla nuova stagione di luce e vita.
Prendete per esempio un giorno qualunque di maggio nel Parco Naturale. Si parte senza correre lungo il sentiero che dall’Acqua bianca porta fino al passo del Turlo, senza velleità di raggiungerlo perché ci sarà senz’altro ancora molta neve.
La meta della giornata, ammesso che serva avere per forza una meta, sono gli animali del bosco.
Si cammina piano e leggeri, lasciando che i suoni e i silenzi del bosco sovrastino i nostri passi.
A 15 min dalla partenza, poco oltre il bivio per l’alpe Fum Bitz, troviamo gli stambecchi maschi assonnati che si destano solo per strusciarsi contro gli alberi o grattarsi con le loro corna a sciabola. E’ il momento della muta. Arriva il caldo e occorre fare il cambio d’abito. Per facilitare il processo di sostituzione pelo serve un po’ di aiuto ed ecco che la corna sono utili non solo per lotte fra maschi, al fine di affermare la supremazia, ma anche a questo scopo.
Proseguendo lungo la mulattiera che si snoda nel lariceto, dopo circa un 20 minuti si sbuca nelle praterie alpine dove, nascoste e riparate sulle “cenge” le femmine si preparano al parto. Fra le fine del mese di maggio e l’inizio di giugno è facile trovare su questi pendii i nuovi nati sorvegliati dalle mamme che cercano un po’ di riposo.
Da qui a salire siamo nel territorio del più noto roditore delle alpi.
La marmotta appena uscita dalla tana si prepara alla nascita dei piccoli dopo il lungo letargo invernale, cominciato a fine settembre/ottobre. La troviamo di vedetta sulle rocce, pronta a dare l’allarme per eventuali intrusi in avvicinamento. Di solito gli intrusi fastidiosi siamo noi o le aquile ma pure il gipeto non scherza.
Ha un sacco di cose da fare oltre ai turni di guardia: magiare, considerato il lungo digiuno, partorire e addestrare i piccoli. Con molta pazienza e fortuna si può assistere alle lezioni delle mamme: come fare la guardia senza distrarsi, dare l’allarme in caso di pericolo e nascondersi velocemente. Certo, fra una lezione e l’altra, molti sono i momenti di libertà al Parco giochi.
Da qui in su è terra di camosci, più timidi degli stambecchi (non si mettono in posa per le fotografie come i precedenti ma, a debita distanza, si lasciano guardare.) In questo periodo li si trova leccare il sale delle rocce finalmente liberate dalla neve e ad assaggiare la prima tenera erbetta.
I maschi, anche in questo caso, si muovono da soli lasciando le femmine a badare ai piccoli nati da poco. Particolarmente attente le mamme che guardano al cielo con apprensione quando si aggira l’aquila, nemico numero uno dei neo nati.