LO SCIATORE ALAGNESE

Una mattina d'inverno

La casa dove dormiamo sa di legno di abete! E di fieno e di granaglie e, pensandoci bene, sa anche di polenta e salame.

Sarà suggestione ma le case di Alagna sanno “ad Brusc” che è tutto l’insieme degli aromi e profumi legati all’utilizzo dell’abitazione come cucina, stalla, laboratorio.

D’ogni modo, i sensi si risvegliano ed anche la voglia di essere parte di quel tessuto vissuto.

Oggi voglio sciare!

L’inverno, pur lungo che sia, è sempre troppo corto per chi ama il vestito bianco e lo scricchiolio della neve invernale sotto lo sci.

Da conoscitore del paese, butto un occhio veloce ai piazzali; se il colore delle auto copre la vista del fiume Sesia, cambio programma e mi preparo per una camminata.

Invece questa mattina sembra tranquillo; bevo il caffè dalla sorridente Erika alla partenza della funivia, ritiro gli sci che Franz e Mattias mi hanno preparato con cura e mi imbarco, pronto per l’avventura e la discesa adrenalinica.

All’imbarco c’è l’Alfredo, storico degli impianti. Mi sorride e mi accompagna sempre fino al punto dove le porte dell’ovetto si chiudono, mi aggiorna così sulle condizioni in tempo reale.

La salita e il paesaggio

La salita mi è dolce.

 Al palo dell’asino (Zam Eisel direbbero i Walser) finalmente si apre il paesaggio.

Butto l’occhio verso l’alpeggio di Weng e scorgo lo zigzagare inequivocabile della prima traccia in fresca.

Siamo nel territorio di Sergio, esperta guida alpina. Solo lui può essere passato di qui perché conosce i passaggi.

 La traccia, infatti, sembra finire nel nulla. Oltre, solo il baratro.

Ma quanto è bella la montagna! Vedo alpeggi, cime e colli.

 Sento la musica che Luca, all’Alpenstop, mette a fantasia, senza regole, con solo l’idea di dare allegria.

Ecco, potrei già fermarmi per un bombardino ma l’azzurro dell’orizzonte chiama e mi metto in coda al Funifor.

La cabina grande quanto una stanza

È’ impressionante la cabina in movimento, è grande quanto una stanza e stabile al 100 per cento. E così deve essere per potere affrontare i venti tempestosi che a circa 3000 metri soffiano per almeno 15-20 giornate del nostro inverno.

Per un qualche disegno divino, soffiano principalmente quando c’è turismo in modo da poter far pensare alla gente che non la si voglia.

Sorrido al pensiero.

Invece no!

A noi piace la gente, il movimento, lo scambio di pensieri e soprattutto ci piace la gente che ama la montagna, la natura, le tradizioni.

L’overtourism capita ma di rado.

Chi viene ad Alagna ci è affezionato, fa ormai parte dell’arredamento, come si direbbe in gergo.

Pronti, via!

Un tempo ci si imbarcava spintonandosi al grido di “viaggio, tutti in vettura!”

Ora è tutto più silenzioso, c’è perfino la moquette in cabina.

Le porte si chiudono ed in meno di 10 minuti siamo al Passo dei Salati, a 2980m.

Spritz time o bombardino?

A questo punto mi fermo, il bombardino chiama!

Daniele, pizzetto biondo, manica corta nonostante la temperatura, mi propone invece uno spritz che consumo in terrazzo nei nuovi tavolini ricavati dai cestelli dell’ovovia della storica Balma.

Noi alagnesi siamo affezionati al ricordo di quella pista (che poi era un fuori pista e di quelli da leccarsi i baffi)

Non a caso siamo diventati famosi per il Freeride Paradise!

Uno sguardo veloce verso i ghiacciai di Bors, la vecchia stazione di Indren e affronto la discesa dell’Olen.

L'Istituto Mosso ed il Ristorante

A poche centinaia di metri dall’imbocco della pista, devio verso destra; ho voglia di visitare

l’Istituto Scientifico Mosso. Un salto nel tempo giacchè l’istituto è nato nel 1907.

Ora è stato ristrutturato con maestria e passione e vi è un Museo interattivo e multimediale.

La strumentazione antica si alterna a filmati e narrazioni.

La Rifugi Monterosa ha aperto un ristorante con vetrate ovunque proprio sul terrazzo dell’istituto (il progetto prevede in seguito una struttura ricettiva con anche posti letto).

Capita così di mangiare voltati verso la Capanna Margherita oppure guardando la valle e confini lontani.

Ci vado volentieri.

 Annina, che gestisce la struttura con Erika, è un volto noto, ma solo a chi ha la gamba buona e frequenta i rifugi.

La cantina vini è di tutto rispetto, da fare invidia ai ristoranti di bassa quota.

Intravedo lo staff in cucina.

 Isham ed Erica, sempre loro, sempre insieme; ora al Mosso ora alla Capanna Gnifetti.

Annina e Giulia mi offrono un biscotto “Bacio di Dama” rigorosamente fatto da loro (ne sono testimone, mentre mi parlano appallottolano l’impasto).

Il tempo è tiranno.

Mi aspetta la pista nera Olen! L’imbocco è un canalone, la battitura è perfetta, la neve è quasi gessata

 È tutto così intimo qui.

Penso che la solitudine in montagna non sia mai vera solitudine, penso sia piuttosto immersione e contemplazione.

Quanto sono fortunato a vivere qui!

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